(Cc. 201-208 del Codice Vaticano Latino 6453)
III° Sec. d.C.
Sant'Efisio compatrono di Cagliari nasce verso la fine del 200 d.C. ad Aelia Capitolina, l’odierna Gerusalemme, figlio di Alexandria, nobile pagana, e Christophorus di religione cristiana.
In quel tempo regnava l'imperatore Diocleziano il quale, empio e crudele...
Alexandria, avendo sentito dire che Diocleziano era giunto ad Antiochia, si recò da lui con il suo unico figlio, che si chiamava Efisio.
Diocleziano facendo avvicinare Alessandra, le chiese:
"Donna, che vuoi?"
Alessandra rispose: "O sommo re e imperatore, possa tu vivere in eterno! Mi sono presentata dinnanzi alla tua eccelsa grandezza..., perchè ho un unico figlio, di nome Efisio, che ho condotto alla tua presenza imperiale, affinchè lo accolga al tuo cospetto come un soldato della tua guardia"
Diocleziano lo tenne presso di sè e tanto lo prese ad amarlo che gli concesse il comando di una gran parte del suo esercito e lo mandò in Italia perchè perseguitasse i Cristiani.
Così Efisio assume il comando di una truppa e, preso congedo dall’imperatore, si trasferisce nell’Italia meridionale; giunge presso Tranum(Trani) e poi da lì si muove verso Urittania (talvolta riportata come Utticania), in Apulia (odierna Puglia, in Italia Meridionale).
In questo luogo avviene la prima apparizione di Dio ad Efisio, una croce di cristallo splendente nel cielo. Il Signore dona quindi ad Efisio la croce, affinchè possa con essa combattere e vincere i suoi nemici.
«in virtute crucis quam tibi ostendi vinces omnes inimicos tuos»
Efisio guarda il palmo della sua mano e vi trova impressa una croce.
Dopo questi eventi, il racconto prosegue con una nuova battaglia del soldato Efisio causata dall’invasione della regione di Gaeta da parte dell’esercito di una barbarica gens nemica, poi denominata Saraceni . Usando la croce come vessillo, Efisio sconfigge gli avversari.
Giuntagli la notizia di un’invasione delle pianure della Sardegna da parte di un’altra barbarica gens, Efisio si imbarca alla volta dell’isola, giunge presso un fiume (il Tirso, Oristano), in locum qui Arvorea nuncupatur e sbaraglia i nemici ‒ storicamente identificati come le popolazioni barbaricine dell’interno dell’isola ‒ ad locum qui Tirus dicebatur ‒ ovverosia presso il porto di Tharros.
La vittoria era venuta a lui dal cielo, per mezzo di un angelo seduto su un cavallo bianco, che, nella mano destra, teneva una spada tagliente da ambo le parti e, sopra, aveva l'immagine della santa e vivificante croce. E cosi, vinti tutti i nemici, fu padrone di tutta quella terra di Sardegna e tutti i barbari piegarono il collo sotto il giogo del suo dominio.
Efisio invia poi una lettera all’imperatore Diocleziano nella quale fa professione di fede cristiana; l’imperatore rinvia al governatore locale, il praeses Iulicus, l’incarico di convertire nuovamente al culto pagano Efisio, oppure di condannarlo a morte.
Efisio viene quindi giudicato nel tribunale di Cagliari, torturato, messo in carcere (il luogo che la tradizione locale ha successivamente identificato nell’ambiente ipogeo sottostante la chiesa di S. Efisio, nel quartiere cagliaritano di Stampace) e, infine, risanato per intervento divino. A seguito di una nuova seduta del tribunale viene in fine condannato a morte per decapitazione; viene accompagnato in locum qui dicitur Nuras e qui, prima dell’esecuzione, prega il Signore affinchè protegga i cagliaritani.
"Ti chiedo anche, o Signore, di difendere questa città del popolo cagliaritano dalle incursioni dei nemici e fa' che si allontanino dal culto degli idoli e respingano gli inganni dei diavoli e riconoscano come vero, unico Dio, Gesù Cristo, nostro Signore. E quanti fra loro soffriranno per qualche malattia, se verranno nel luogo dove sarà deposto il mio corpo, per ricuperare la salute, o se altrimenti si troveranno stretti dai flutti del mare, o saranno oppressi da popoli barbari, o saranno rovinati da carestie da pesti, dopo aver pregato me, servo tuo, siano salvi per te, Signore Gesù Cristo, Dio figlio di Dio, luce dalla luce, e siano liberati dalle loro sofferenze: Tu che con Dio Padre e con la Spirito Santo nella Trinità, reggi e governi ogni cosa per l'eternità dei secoli"
IV° Sec. d.C.
Infine la condanna ha luogo per decapitazione.
Sant'Efisio fu martirizzato nel diciottesimo giorno dalle Calende di febbraio(15 Gennaio 303 d.C.), presso la città di Cagliari, nell' isola di Sardegna, nel luogo che è detto Nuras (Nora, presso Pula, dove oggi sorge la chiesa che porta il suo nome) e fu sepolto in una zona verso oriente, durante il regno di Diocleziano, essendo rappresentante dell'impero Flaviano.